RECENSIONI
Lamiere accartocciate , macchinari arrugginiti , opifici abbandonati , spiagge deserte e in lontananza navi semi affondate .
In mezzo a questi oggetti dell’archeologia industriale , animali selvatici (descritti con grande fedeltà’ e finezza di dettaglio) spesso solitari , talvolta in branco , placidi , incuranti, quasi assenti , che non danno segni di aggressività : l'impressione che la loro placidità’ ne simboleggia o annuncia la prossima estinzione .
Per contro nessuna presenza umana se non quella che i residui metallici , vestigia di un mondo forse estinto , ci suggeriscono .
Su tutto domina un cielo spesso fosco,ma non opprimente , dai colori neutri e molto sfumati che spesso quasi si confonde con i prati o le montagne o le acque che sovrasta,anch’essi dipinti con tinte sfumate complementari : così che gli elementi “naturali” fanno da contrappunto lirico/ideale dell'ingombrante pesantezza delle strutture industriali con minuziosa abbondanza di particolari .
Se ci venisse chiesto di immaginare la terra dopo la scomparsa del genere umano , quasi certamente ci figurerebbe un paesaggio molto simile a quelli dipinti da Lorenzo Scatena
ma si tratta di pura coincidenza , o meglio della “proiezione” di una rappresentazione che e’ ormai patrimonio collettivo : perche l’artista non fa previsioni e tantomeno intende indicarci un esito possibile della nostra civiltà’ .
Al contrario , il suo interesse e’ circoscritto agli elementi immanenti del mondo (paesaggio e animali) , nel senso che semplicemente prescindere dall’uomo ; il suo sguardo lo esclude,senza tuttavia rinunciarvi del tutto , giacché ne inscena la presenza passata , già alacremente attiva , attraverso i rottami , gli scarti del progresso tecnologico.
E’ in questi termini , vale a dire intrecciando sguardi sul passato e visioni di futuro nel presente dilatato delle opere , che Lorenzo Scatena si confronta con l’esperienza dell’uomo (sua) nello spazio e nel tempo , un uomo che almeno nell’iconografia e nella tradizione moderne e’ stato essenzialmente “homo faber” (homo faber ipsius fortunae) , costruttore di se stessi e della sua sorte . Il novecento, apice delle conquiste umane, ebbe l’esigenza vitale di innovare e sperimentare che forse oggi non e’ piu’ cosi urgente e decisiva.
Perciò’ Lorenzo Scatena batte la strada di una pittura figurativa che da una parte recupera gli elementi della realtà’ e dall’altra li supera attraverso la loro trasposizione in un tempo indefinito e uno spazio metaforico.
Giulio Paolicchi
Nei quadri di Lorenzo scatena cerco l’ uomo cerco emozione . I toni , le linee , le tinte hanno la giusta armonia e le loro dimensioni danno la possibilità di un'immersione totale nel contrasto nella degradazione , nelle ombre .
Qui il colore e’ li piu’ vicino possibile alla realta’ .
Una realtà’ immaginifica della natura dove tutto vive sommerso , quasi ingoiato, dove i resti, i rottami diventano vera archeologia .
Diventano i simboli di quel che siamo :attimi di un'eternità’ , dove la rassegnazione del divenire di compenetra di luce , di un carattere unico .
E’ una pittura di frontiera dove i significati assumono vesti di assoluta rivelazione , dobbiamo imparare a leggere entrando dentro il quadro , camminando in quei prati , nei boschi . avviciniamoci con prudenza agli animali , dalle loro posture capiamo che siamo noi ad essere giudicati .
Di volta in volta un animale diverso , mai un gregge o una mandria : mai una giuria ma un solo , unico giudice .
In queste opere la pittura si libera di ogni residuo , di ogni artificio convenzionale e ci porta ad un vero effetto scenico , al dramma certo e denunciato , di quello che Lorenzo vuole trasmettere : forme che perdono ogni frammentarietà e diventano compatte , strutturali .
La scena immobile rapida e asciutta , coglie il giusto momento delle aspirazioni dell’artista e del suo limpido e crudo sentimento .
Ogni volta , davanti a queste opere , nel silenzio che sanno trasmettere , aspetto che qualcosa succederà , dal provvisorio ed effimero , trovo l’uomo .
Claudio Della Bartola
NAME / JOB / TITLE
ESPOSIZIONI RECENTI
Haus pietrasanta, Piazza Crispi 13 (LU)
Palazzo Reale Milano
Centro Culturale Candiani di Mestre
Salone Circolo Nautico di Pisa
Evento d'Arte via Casa Dipinte Pisa
Sala delle esposizioni Comune di Palaia
Galleria d'Arte "Antonio" Molina di Quosa
Collettiva Albergo Terme S.Giuliano Treme (Pi) Collettiva Bastione S.Gallo Pisa
Collettiva Spazio Arte "Centro S.M.S Pisa
Salone espositivo "La Luna nel Lago Massaciuccoli (Pi)
Spazio Espositivo Oasi Lipu Massaciuccoli (Pi)
Salone Hotel "Napoleon" Lucca
Salone Hotel "Joseph" Marina di Pietrasanta (Lu)
Salone dei congressi con il patrocinio della Regione Toscana
“Palazzo della regione Firenze”
Vetrina Banco BPM “Pietra Santa” (Lu)
Opere Cardinale Maffi “Pietra Santa” (Lu)
Illustrazioni “Casa editrice il Torchio” (PD)
Copertina del libro "Dissipazione" di Giulio Paolicchi
Copertina e illustrazioni interne al libro
"Guida Fuori Orario al Menù delle Feste" di Piero Semino
PUBBLICAZIONI
Catalogo d'arte moderna 58° edizione 2022
CONCORSI VINTI E FINALISTI
Concorsi vinti e finalisti
Vincitore mds (tema Fuori dal tempo) 2016 primo premio
Finalisti
Premio arte 2022
Centro culturale Candiani Mestre 2021
Combat prize (LI) 2016
RECENSIONI
Lamiere accartocciate , macchinari arrugginiti , opifici abbandonati , spiagge deserte e in lontananza navi semi affondate .
In mezzo a questi oggetti dell’archeologia industriale , animali selvatici (descritti con grande fedeltà’ e finezza di dettaglio) spesso solitari , talvolta in branco , placidi , incuranti, quasi assenti , che non danno segni di aggressività : l'impressione che la loro placidità’ ne simboleggia o annuncia la prossima estinzione .
Per contro nessuna presenza umana se non quella che i residui metallici , vestigia di un mondo forse estinto , ci suggeriscono .
Su tutto domina un cielo spesso fosco,ma non opprimente , dai colori neutri e molto sfumati che spesso quasi si confonde con i prati o le montagne o le acque che sovrasta,anch’essi dipinti con tinte sfumate complementari : così che gli elementi “naturali” fanno da contrappunto lirico/ideale dell'ingombrante pesantezza delle strutture industriali con minuziosa abbondanza di particolari .
Se ci venisse chiesto di immaginare la terra dopo la scomparsa del genere umano , quasi certamente ci figurerebbe un paesaggio molto simile a quelli dipinti da Lorenzo Scatena
ma si tratta di pura coincidenza , o meglio della “proiezione” di una rappresentazione che e’ ormai patrimonio collettivo : perche l’artista non fa previsioni e tantomeno intende indicarci un esito possibile della nostra civiltà’ .
Al contrario , il suo interesse e’ circoscritto agli elementi immanenti del mondo (paesaggio e animali) , nel senso che semplicemente prescindere dall’uomo ; il suo sguardo lo esclude,senza tuttavia rinunciarvi del tutto , giacché ne inscena la presenza passata , già alacremente attiva , attraverso i rottami , gli scarti del progresso tecnologico.
E’ in questi termini , vale a dire intrecciando sguardi sul passato e visioni di futuro nel presente dilatato delle opere , che Lorenzo Scatena si confronta con l’esperienza dell’uomo (sua) nello spazio e nel tempo , un uomo che almeno nell’iconografia e nella tradizione moderne e’ stato essenzialmente “homo faber” (homo faber ipsius fortunae) , costruttore di se stessi e della sua sorte . Il novecento, apice delle conquiste umane, ebbe l’esigenza vitale di innovare e sperimentare che forse oggi non e’ piu’ cosi urgente e decisiva.
Perciò’ Lorenzo Scatena batte la strada di una pittura figurativa che da una parte recupera gli elementi della realtà’ e dall’altra li supera attraverso la loro trasposizione in un tempo indefinito e uno spazio metaforico.
Giulio Paolicchi
Nei quadri di Lorenzo scatena cerco l’ uomo cerco emozione . I toni , le linee , le tinte hanno la giusta armonia e le loro dimensioni danno la possibilità di un'immersione totale nel contrasto nella degradazione , nelle ombre .
Qui il colore e’ li piu’ vicino possibile alla realta’ .
Una realtà’ immaginifica della natura dove tutto vive sommerso , quasi ingoiato, dove i resti, i rottami diventano vera archeologia .
Diventano i simboli di quel che siamo :attimi di un'eternità’ , dove la rassegnazione del divenire di compenetra di luce , di un carattere unico .
E’ una pittura di frontiera dove i significati assumono vesti di assoluta rivelazione , dobbiamo imparare a leggere entrando dentro il quadro , camminando in quei prati , nei boschi . avviciniamoci con prudenza agli animali , dalle loro posture capiamo che siamo noi ad essere giudicati .
Di volta in volta un animale diverso , mai un gregge o una mandria : mai una giuria ma un solo , unico giudice .
In queste opere la pittura si libera di ogni residuo , di ogni artificio convenzionale e ci porta ad un vero effetto scenico , al dramma certo e denunciato , di quello che Lorenzo vuole trasmettere : forme che perdono ogni frammentarietà e diventano compatte , strutturali .
La scena immobile rapida e asciutta , coglie il giusto momento delle aspirazioni dell’artista e del suo limpido e crudo sentimento .
Ogni volta , davanti a queste opere , nel silenzio che sanno trasmettere , aspetto che qualcosa succederà , dal provvisorio ed effimero , trovo l’uomo .
Claudio Della Bartola